Vittime di cyberbullismo: 1 su 10 tenta il suicidio
Diverse morti portano la firma del bullismo e del cyberbullismo. E poi la disperazione della ragazza di 12 anni di Pordenone che, prima di gettarsi nel vuoto, ha scritto ai suoi compagni di scuola: «Ora sarete contenti». Lei con quel salto nel vuoto ha solo sfiorato la morte, ma per molti, per tanti non c’è stata speranza.
Il legame tra autolesionismo, depressione e suicidio – tentato o compiuto – e cyberbullismo e bullismo è sempre più evidente.
Da una ricerca effettuata su un campione di 7000 studenti intervistati appartenenti ad 11 scuole superiori di tutta Italia è emerso che circa il 20% è stato vittima di bullismo e il 6,5% di cyberbullismo.
Le conseguenze della violenza on line si rivelano ben più pericolose: tre le vittime di cyberbullismo, mentre una vittima su dieci ha tentato togliersi la vita, e una pari percentuale pratica autolesionismo.
LE RAGAZZE SONO LE VITTIME PIÙ ESPOSTE
Anche per questo, la Rai e la Polizia di Stato, in occasione del Safer Internet Day 2016, la giornata mondiale di sensibilizzazione all’utilizzo sicuro e responsabile di Internet, hanno lanciato uno spot che sostiene la campagna «Gioca la tua parte per un internet migliore». Un modo per contrastare il cyberbullismo, le cui vittime secondo la ricerca sono particolarmente esposte ad uno stress dalle conseguenze potenzialmente tragiche.
Infatti, ben il 77% di essi si dichiara depresso e triste. Ad aggravare la situazione, si aggiunge il dato per cui circa il 62% delle vittime di cyberbullismo confessa di essere preso di mira anche nella vita reale. E come per il caso del bullismo, anche le vessazioni on line mettono in risalto una maggiore aggressività nei confronti delle ragazze: le più esposte ad entrambi i fenomeni risultano proprio loro, in particolare per il cyberbullismo, dove il 62% delle vittime è femmina. Per il bullismo, la percentuale scende al 53%.
Il cyberbullismo, il male visibile negli smartphone e nei profili social di tutti i ragazzi, invade la psiche, distrugge l’autostima e aumenta notevolmente la probabilità di incorrere in un tentativo di suicidio rispetto alle forme di bullismo più fisiche e verbali, nonostante siano molto più diffuse.
I dati sono fondamentali per capire cosa realmente abbiamo davanti: se non si conosce la diffusione del fenomeno e soprattutto la sua gravità, non si può contenere e neanche prevenire e la vita di tanti ragazzi sarà seriamente a rischio.
GLI STUDENTI DICONO «MABASTA!»
Non a caso, proprio dalla triste vicenda della ragazza di Pordenone che ha tentato il suicidio è nata una risposta importante dai suoi stessi coetanei, gli studenti. A Lecce gli alunni dell’istituto Galilei-Costa hanno dato vita a «MABASTA!», acronimo di «Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti» che sta cercando di coinvolgere gli studenti di tutta Italia in una sorta di associazione on line in cui raccontare, condividere, lottare e isolare i bulli. L’iniziativa, oltre a ricevere già centinaia di adesioni spontanee, è stata pienamente condivisa dall’ITIS Galvani di Giugliano in Campania, che ha creato un gruppo di 110 studenti volontari per contrastare ogni forma di bullismo tra i banchi di scuola.
Questo percorso di formazione e partecipazione è uno dei tanti simboli di quell’Italia che non vuole piegarsi ai soprusi e alle violenze dei bulli. I recenti casi di cronaca che hanno coinvolto alcuni adolescenti, vittime di bullismo e cyberbullismo, hanno reso evidente che questi fenomeni vanno contrastati anche attraverso politiche preventive di natura educativa.
FONTI: da un articolo di Emanuele Breccia, 6 maggio 2016 - Corriere Social